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PRIMO GIORNO 15.07.2011
Tre giorni in Val di Fassa per un trekking che ci porterà ai piedi delle Torri del Vajolet, simbolo di questa parte delle Dolomiti. Partiamo da Marchirolo (VA) verso le h 9:00 e intorno alle h 14:00 siamo a Pera di Fassa (1320m). Fermiamo l’auto sul parcheggio della funivia e col servizio di bus navetta ci portiamo al Rifugio Gardeccia (1948m), da dove parte la nostra escursione. Seguiamo il largo sentiero (segnavia 546) e ci dirigiamo verso Nord in un ambiente che diventa sempre più severo e maestoso. Sulla nostra destra i Dirupi del Larséc e sulla sinistra le bellissime pareti Est del Catinaccio. Percorriamo con calma il facile sentiero, cosparso di rodoendri e qualche stella alpina. Dopo una breve ma decisa salita, giungiamo ai rifugi Preuss (2243m) piccolissimo, solo 8 posti letto, e Vajolet (2243m) dove pernotteremo. Il rifugio è stracolmo di escursionisti che vengono qui per le bellissime ferrate che offre questo posto. Posiamo gli zaini in stanza ed usciamo a fare qualche foto. Individuiamo la stretta gola, che salendo tra la Punta Emma e le Torri del Vajolet, da qui si vede solo la sagoma aguzza e slanciata della Winkler (2800m), ci porterà al Rifugio Re Alberto I (2621m), meta finale della nostra escursione.
In breve grandi nuvole scure si addensano e già qualche lampo lontano squarcia il nero del cielo. Non facciamo in tempo ad entrare nel rifugio, che si scatena un violentissimo temporale con fulmini, grandine, pioggia e vento. Impressionante! In un attimo tutto il prato circostante è ricoperto di grandine bianca, ed il canalone che porta al Rifugio Re Alberto I, è diventato un fiume in piena. Mangiamo e dopo qualche partita a “Pinella”ci ritiriamo in stanza. Il fragore dei tuoni man mano si spegne nella notte che avanza ed in breve il buio ed il silenzio tornano a regnare sovrani sulla Valle del Vajolet. Speriamo che domani sia una bella giornata di sole.
SECONDO E TERZO GIORNO 16-17.07.2011
Ci svegliamo molto presto, e dopo una frugale colazione ci mettiamo in cammino. Fa freddo. Il cielo ripulito dal temporale serale, è di un bel colore azzurro; banchi di nebbia, colorati dal sole caldo del mattino, sovrastano le cime del Catinaccio, mentre qualche escursionista solitario parte per chissà quale meta. L’atmosfera che si respira è veramente magica, speriamo solo che il bel tempo regga, dato la proverbiale instabilità meteorologica delle Dolomiti. Noi proseguiamo verso Est sul sentiero n 542 e superato un primo tratto tra rocce ed erba, imbocchiamo lo stretto canalone, ed il sentiero, attrezzato con cavi e catene, diventa subito più impegnativo. Saliamo senza troppa fretta ammirando lo splendido paesaggio e dopo una repentina svolta a sinistra, abbandoniamo la zona più ripida e ci portiamo su un pendio cosparso di ciottoli e massi da dove già si scorge la sagoma del Rifugio Re Alberto I (2621m). Il Rifugio Re Alberto I (in tedesco Gartlhütte) è un rifugio alpino situato nelle Dolomiti e precisamente nel Gruppo del Catinaccio, nel territorio comunale di Tires in Alto Adige. La prima costruzione, una piccola capanna in legno eretta da Marino Pederiva, risale al 1929. Nel 1993 fu acquisita e trasformata in rifugio dalla guida alpina e grande scalatore Tita Piaz, che per le sue spericolate imprese alpinistiche, era chiamato anche “Il diavolo delle Dolomiti”. La denominazione si deve in onore del Re Alberto I del Belgio, che accompagnato proprio da Tita Piaz, era solito effettuare le sue escursioni sulle Dolomiti. Venne in seguito ampliato e ristrutturato un paio di volte, fino ad assumere l'aspetto attuale. Il rifugio è meta ambita di molti escursionisti e punto di snodo per arrampicate e ferrate. Aperto da fine giugno a fine settembre ha una disponibilità di 60 posti letto.
Arrivati al rifugio, lo spettacolo che si apre davanti a noi è da restare senza fiato. Si tratta sicuramente di uno tra i più noti e suggestivi scorci delle Dolomiti. Il rifugio, adagiato nella spettacolare conca del Gartll, si trova vicino all’omonimo laghetto, e a pochi metri, la Croda di Re Laurino, il Catinaccio e le imponenti Torri del Vajolet: la Torre Delago (2790m), la Torre Stabeler (2805m) e la torre Winkler (2800m), sono così vicine da poterle toccare con un dito. Prendiamo possesso della stanza e subito usciamo per ammirare e fotografare questo bellissimo luogo. Dapprima ci portiamo sotto le Torri e poi ci spostiamo sul sentiero che porta al Passo Santner (2741m) ed all’omonimo rifugio, per godere dall’alto lo spettacolo che ci offre questo meraviglioso posto. Facciamo molte foto e proseguendo sul sentiero, dopo un’ora siamo al Passo. Forti raffiche di vento ogni tanto diradano la fitta nebbia, lasciando intravedere la bellezza aspra e selvaggia di questo luogo. Il Rifugio Passo Santner (2741m) è delimitato a Nord e a Sud da due imponenti pareti rocciose, una delle quali è la Cima Catinaccio (2981m), secondo monte più alto di tutta la catena (il più alto è il Catinaccio d’Antermoia 3004 metri); a Est da un vallone glaciale che lo collega al Rifugio Re Alberto I, e a Ovest da un precipizio di quasi mille metri di dislivello, solcato dalla Via Ferrata del Passo Santner che lo collega al Rifugio Fronza alle Coronelle (2337m). È ora di pranzo quando entriamo nel piccolo ed accogliente rifugio, e dopo un piatto di polenta e brasato assaggiamo anche i famosi “canederli”. Restiamo per un po’ al caldo del rifugio ad osservare gli escursionisti che arrivano dalla Ferrata Santner e che come fantasmi, si muovono stanchi tra le folate di vento e la fitta nebbia. È già pomeriggio inoltrato quando iniziamo la discesa al Rifugio Re Alberto I, dove arriviamo dopo breve. Facciamo ancora qualche foto, e ci fermiamo ad osservare qualche alpinista attardato che scende dalle Torri Torri del Vajolet. Dopo una cena a base di minestra, strudel e caffè ci ritiriamo in camera. Sono stanco ma non ho sonno, domani ricorre il mio compleanno, me ne ero quasi dimenticato, e nel silenzio della stanza tanti ricordi passano veloci per la mente e si dissolvono nel buio della notte. La mattina facciamo colazione e dopo aver sistemato gli zaini, iniziamo la discesa verso il rifugio Gardeccia, dove arriviamo giusto in tempo per prendere il bus. Mentre il pulmino prosegue lentamente, dal finestrino guardo ancora per un un’ultima volta la valle del Vajolet che piano piano scompare tra i tornanti che ci portano al parcheggio, ed un pò di dispiacere mi assale nel lasciare questi luoghi. |
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